A voler chiedere a chi non è del settore una definizione di animatore turistico, ci potremmo imbattere nelle risposte più disparate. La più scontata è “colui che anima” (appunto da animatore), per molti altri è “colui che fa ridere”, “..che fa divertire”. Ma davvero un animatore deve essere per forza di cose “divertente”? Uno che non fa ridere non può fare animazione? Beh, diciamo che trovarsi in villaggio un animatore divertente, che strappa sorrisi e risate, sarebbe cosa assai gradita sia per gli ospiti che per la direzione. Ma la vera peculiarità dell’animatore deve essere la capacità organizzativa. Un bravo animatore è colui che aggrega, mette insieme le persone. L’animatore turistico è un organizzatore del tempo libero dei turisti, intervenendo, dunque, quando chi è in vacanza non sa cosa fare. Avete mai visto un animatore fare un gioco durante i pasti o bussare alle porte di hotel e residence di notte per coinvolgere le persone in giochi e spettacoli?
L’animatore turistico è l’antidoto contro la noia in vacanza, il sale nella minestra. Fuor di metafora, è un discreto compagno di viaggio, senza il quale si avvertirebbe il senso di smarrimento nel frequentare un posto nuovo con i suoi abitanti e le sue usanze.
L’animatore turistico è colui che accoglie, che fa sentire l’ospite a casa sua, dandogli quasi sempre del tu. Perché in villaggio così si fa: si abbattono le barriere, si superano le differenze anagrafiche e socio-economiche, non esistono titoli (né dottore, né avvocato, né professore) e l’animatore turistico è il cemento che solidifica un gruppo di persone spensierate in cerca di svago. L’animatore turistico, pertanto, organizza attività e persone attraverso momenti ludici o sportivi, ma ancora prima attraverso la comunicazione interpersonale. L’animatore è uno che parla alla gente guardandola in faccia. Nel nostro campo facciamo riferimento al “contatto”, non quello fisico, ma quello appunto relazionale che è alla base della riuscita del servizio di intrattenimento in un luogo di vacanza.
L’animazione è comunicazione ed organizzazione. Il saper divertire viene dopo: la componente artistica può essere l’arma in più da associare alle caratteristiche di base. Quante volte ci siamo trovati di fronte all’animatore showman, in grado di tenere bene il palco con le sue battute e i suoi momenti di interazione con il pubblico, che di giorno rinfrancato dagli applausi sparisce dalla circolazione quasi disdegnando il contatto umano con i suoi “fan settimanali”? Ecco che spesso confondiamo l’animatore con l’artista. E si veicola il messaggio (come si faceva un tempo con gli annunci del tipo “Sai suonare, sai cantare, sai recitare?”) che chi non è in grado di andare in scena non può fare questo mestiere.
Per essere animatori turistici bisogna essere muniti della voglia di stare in mezzo agli altri, di comunicare col sorriso stampato sulla faccia. Il resto s’impara. Anche a diventare artisti.
Antonio Longobardi
Ex Capovillaggio