Diario di bordo, data astrale 2019
L’equipaggio è al completo, signore. Sono ormai più di tre mesi che ha avuto il via la missione.
Il territorio all’inizio ci sembrava aspro e tenebroso, sarà che eravamo in pochi, sarà che il freddo ci gelava le ossa, sarà che non capivamo bene il dialetto locale (qui usano poche vocali e troppo spesso la parola “ancòra… ancòra hai fame? ancòra vuoi qualcosa?”). All’ inizio è stata dura.
I nostri predecessori hanno fatto la storia in questo posto (non proprio tutti…) ed eravamo pronti ad affrontare la sfida, non avevamo scelta, o vivere da eroi o morire tentando di esserlo.
Siamo in guerra, signore!
L’equipaggio ha cambiato spesso membri, e non a caso utilizzo questo termine per definirli: non è per tutti questo posto, non tutti hanno la grinta necessaria. Servono cuore impavido, occhi di una tigre e, viste le distanze kilometriche, i polpacci di Bruscolotti negli anni d’oro!
La rotta è fissata, signore. Sappiamo bene dove dobbiamo arrivare, e ci arriveremo senza timore, a testa alta, affrontando stanchezza e notti in bianco, prove e spettacoli, serate di ballo con un maestro che continua a dire solo e soltanto ENCHUFLA, ma nessuno capisce che vuol dire.
Il nostro tecnico ha perso 10 kg, sua madre mi ha ringraziato, erano anni che voleva metterlo a dieta, i nostri scenografi sono alle prese con le scenografie di ferragosto, uno dei due è chiuso in scenografia da più di dieci giorni, non esce neanche per i bisogni primari, gli passiamo tre pasti al giorno attraverso uno sportello che egli stesso ha ricavato nella porta. Di notte lo sentiamo parlare lingue strane, antiche, sembra che preghi.
La nostra coreografa e responsabile fitness ha coreografato più balli di una stagione del San Carlo, di notte la sentiamo parlare nel sonno: “Plié, Grand Jeté!”
Qui è così grande e c’è cosi tanto da fare che l’ultima volta che ho visto il capoanimazione era fine giugno. So che è qui, ogni tanto mi manda un whatsapp per comunicarmi che sta bene.
Abbiamo un centro nautico, i ragazzi sono bravi, guidano gommoni benissimo e ogni tanto li scambiano per scafisti. Un giorno sono partiti per una gita di gruppo: sono partiti in sei e tornati in 81, ho l’impressione che lo skipper arrotondi lo stipendio.
Un ragazzo del centro nautico ha uno strano accento ed emette vocali di richiamo, “Aaaao”, pensiamo che nella sua lingua madre voglia dire “ciao”.
È pieno di piccoli esseri che qui chiamano “bambini”, li facciamo riunire in un posto chiamato Club House, una sorta di casetta dove c’è il loro ritrovo, la responsabile di tutto lo staff che coordina le attività di questi bambini ormai li conosce tutti, e tutto lo staff è molto attento a tutti loro, sono in molti e sembra si moltiplichino, di notte, come gremlins.
Il mio istruttore di tiro con l‘arco vive sul campo da tiro, per nutrirsi caccia fagiani con arco e frecce, li cucina sul campo, ha allestito un angolo con un falò.
Il direttore artistico continua a scrivere testi, tra un po’ debutteremo con un nuovo musical inedito, sono entrato nella sua stanza e non c’è nulla, solo un tavolino con una macchina da scrivere e sulle pareti alcune scritte “All work and no play makes me a dull boy”
Sono tempi duri, signore. L’equipaggio è carico e pronto ad affrontare la battaglia, nell’antica Roma l’imperatore Augusto festeggiava in quel giorno le sue ferie, istituì questa festività e, mentre gli altri festeggiano e si godono le vacanze, noi saremo pronti a scendere in campo.
Siamo pronti, signore. Manca poco al giorno X. Se non dovessimo sopravvivere o se alcuni di noi non dovessero farcela, riferisca che ci siamo battuti con onore, a denti stretti e “pugni chiusi”.
Pugnochiuso Resort – Agosto 2019
Manuel Mascolo
Capovillaggio